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sabato 4 settembre 2010

ékphrasys di una finestra - a proposito della fine del fumetto in un palmare da due soldi

Ti prego non cancellarmi ora (D. Barbieri) - non posso farne a meno di proporre questa riflessione da praticante (minore, credo del fumetto ma amante del genere, come storica dell'arte quanto meno non priva di strumenti e coloriture più o meno dense e piene, di storiografia critica e metodologia critica come la semiotica) - per quella "singolarità nuda" che rappresenta la pagina - il soggetto della tua discussione mi ricorda il Ronsard di Tout meurt, tout change - Dicours de l'altération et change des choses humaines - ma ecco forse segno tout court, la "tabulatura della pagina", canonile a suo modo del racconto a fumetti, appartenente a mon avis pienamente alla stilistica architettonica preistorica romana persino, non solo, è oggetto dell'estetica della pagina anche in riprese valorizzanti dalla miniatura all'Illuminismo almeno ma certo soffre in quanto tale di improvvise limitanti deiconizzazioni: sul palmare però una vigneta può far sentire la volatilità del francobollo, la sensualità dell'illustrazione autonoma; la pinacoteca mobile che potrebbe costituirsi con i mezzi e gli strumenti del Museo Virtuale potrebbe potenziarsi e quella che dovrebbe essere interpretazione invece che divenire scorcio riduttivo della personalità autoriale - subspecie vudu, potrebbe mostrare i fiocchi di neo-nascituri, tuttaltro che infertili: però è un pochino rischioso, insomma, attribuire ai nuovi media miracoli, eccetto la necessità di restituire una corretta informazione estetica - quando ricreano lo fanno quasi per riconoscimento dell'errore come i mega ipad della Apple che sembra farne già la cerimonia di scuse, insomma, guarda un po' - era un ridotta re-iconizzazione e come tale strideva in quella pretesa di gusto epocale: la storia dovrebbe essere riflessa nell'oggetto culturale e nei suoi soggetti, non l'oggetto in sé padronato furtivamente e piratato in tal senso, da persone che non custodiscono e non conservano affatto la cultura, ma esordiscono proprio con dei misunderstanding da brividi con esibizionismo di una tale ignoranza da far cascare braccia e mani a qualunque critico culturale: - quel determinismo cieco che non porta accidenti proprio a nulla se non alla morte dell'arte che proclama distorsioni con la maschera della sapienza come quando dice che Romanticismo e Roma non appartengono ad alcuna aria di famiglia e l'assunto da taccuino ispettivo è già violenza... di un Ispettore saccente che sia chiama Drago e parla da incompetente di competenza.

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